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Savoldi-Agazzi

Archivio

Famiglia Savoldi


Fondazione Maria Antonietta Savoldi 1957

Ha scritto lo scorso anno la studentessa Ju Ping, prima cittadina di origine extracomunitaria a vincere una borsa di studio della Fondazione Savoldi: '[...] Vorrei innanzitutto ringraziare la famiglia Savoldi di avermi offerto questa opportunità [...] Da parte mia, questo segno non è solo un semplice premio, ma è un riconoscimento significativo che riguarda... soprattutto l'integrazione in questo nuovo paese. Mi incoraggia ad andare avanti con lo studio e a continuare a fare del mio meglio per il paese di Nembro'. Una lettera semplice, ma che colpisce positivamente, perché carica di speranza, gratitudine e 'riconoscenza', tutti sentimenti che sembrano essere poco diffusi oggi giorno, ma come dimostra la giovane Ju Ping non sono ancora scomparsi. E allora diventa più che mai doverosa una riflessione su una Fondazione, come la 'Maria Antonietta Savoldi', che, alla fine degli anni Cinquanta, sceglie di investire nel campo della cultura e della bontà, valori che si contrappongono alla presuntuosa autosufficienza ed onnipotenza dell'uomo moderno, per fissare nella mente e nel cuore dei nembresi il ricordo di una bambina che trova la morte sulla strada. [...] La Fondazione con questo contributo alla conoscenza si inseriva, forse anche inconsciamente, in quel processo di formazione delle classi subalterne in atto, a più livelli, in quel periodo. (Estratto dalla Postfazione in Maria Corna, Il premio Maria Antonietta Savoldi a Nembro, Comune di Nembro-Università degli Studi di Bergamo, Quaderni della Biblioteca di Nembro, 2005, p. 44)

[...] l'autore ripercorre le vicende dell'antica, intraprendente e benemerita famiglia Savoldi, i cui membri si dedicarono soprattutto all'azienda di foraggi, legnami e laterizi protrattasi per generazioni, ditta che con le sue cave e fornaci, sparse in vari punti delle valli Seriana e Brembana, diede notevole impulso allo sviluppo di quel territorio poco florido. Attingendo alle carte dell'archivio familiare, Agazzi traccia i profili - già a partire dal Settecento - di vari personaggi di spicco, tutti molto legati alle proprie origini e coinvolti in ottimi rapporti con le autorità cittadine grazie a diverse cariche. Tra questi - in particolare - Renato, che in qualità di geometra partecipò a varie associazioni professionali, a enti locali, fu pubblicista per alcune testate e nominato anche nel Comitato per la redazione di una storia di Nembro. [...] Dario Agazzi ha fornito una ricostruzione ben documentata e partecipe che nel complesso, seppure sinteticamente, abbraccia l'intera storia socio-culturale della famiglia Savoldi. (Estratto da Loretta De Franceschi: Dario Agazzi, La Grande Enciclopedia Italiana: dalla Società Savoldi a Treccani... [recensione a], in 'Bibliothecae.it', n. 8, Alma Mater Studiorum Bologna, 2019, 2, p. 447, p. 450)
[…] Naturalmente, l'isonomia fortemente voluta da [Renato] Agazzi nell'esame, nell'utilizzo e nella citazione delle fonti italiane e austriache in vista di una maggiore informazione critica sulla campagna militare del 1848-1849, ha richiesto all'autore un notevole lavoro di ricerca documentale e di comparazione tra le diverse fonti e testimonianze. Ciò tuttavia, mentre costituisce un ammirevole lavoro di ricerca storica, non appesantisce l'opera e non costituisce aggravio alla lettura. La rivoluzione del 1848 esamina con cura l'aspetto strategico, tattico, logistico, tecnico e persino umano della prima guerra d'Indipendenza […] Diverse, puntuali e opportune sono le cartine inserite nel testo che, ripetiamo, non è dedicato al grosso pubblico ma di gradevole e piana lettura. (Estratto da Piero Pastoretto: Renato Agazzi, la rivoluzione del 1848, La nascita della patria, vol. II, Collana Storia Militare del Risorgimento, Udine, Gaspari Editore, 2015…[recensione a], in 'I Quaderni della SCSM - Società di Cultura e Storia Militare, s.l., n° unico 2019-2021, anno XXII, pp. 140-141)
Caro Dario, questa notte ho rivisto entrambi i volumi della collana e ne sono rimasto entusiasta. La tua curatela del Thackeray rimarrà 'storica'. (Estratto da Felice Accame, email a Dario Agazzi del 16.II.25)
Per ricostruire la fitta rete di scoperte che dall'antichità ad oggi hanno portato ad una conoscenza, che tutt'oggi resta comunque assai parziale, degli apparati visivo e uditivo, nel libro si ricorre ad esempi tratti da discipline scientifiche più disparate e a pensatori quali Carl Gustav Carus, Alhazen, Andrea Vesalio, Erazmus Witelo, Gabriele Falloppio, Giovanni Keplero, Johann Gottfried Zinn, Heinrich Müller, Maz Schultze; e poi nei campi della fotografia e della cinematografia dove vengono presi in considerazione gli esperimenti instancabili di Daguerre, di Coleman Sellers, di Charles-Émile Reynaud, di Thomas Alva Edison fino a quelli dei fratelli Lumière. Ci si avvicina così, pagina dopo pagina, alla descrizione che [Dario] Agazzi fa dell'incontro fatidico tra occhio e orecchio e, conseguentemente, fra immagine e musica. (Estratto da: Antonello Lombardi, Le arti e le lettere, La correlazione di categorie naturalistiche negli artefatti. Dalla composizione musicale alla soluzione cinematografica, di Felice Accame e Dario Agazzi, Milano-Udine, Mimesis, 2024…[recensione a], in 'Nuova informazione bibliografica - Il sapere nei libri', Il Mulino, Bologna, n. 1, gennaio-marzo 2025, p. 154)
[…] non si può che essere che grati a Felice Accame, curatore di collana per le edizioni Colibrì, per aver fortemente voluto la ristampa (in una veste di pregio, arricchita dalla colta prefazione di Dario Agazzi) di due testi in prosa di Ugo Facco De Lagarda: la novella Le fauste nozze ed il racconto Il concerto di Varsavia. (Estratto da: Francesca Brandes, Ugo Facco De Lagarda il grande intellettuale da riscoprire, èNordEst, 15.VI.25)

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